DA ROMA ALLA TERZA ROMA
XXXV SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI
STORICI
Campidoglio, 21-22 aprile 2015
Direttore dell’Istituto di Storia russa
dell’Accademia delle Scienze di Russia
Mosca
TERRE E POPOLI DELL’IMPERO RUSSO: MATERIALI PER UNA
DISCUSSIONE
Sommario: 1. Russia:
un “ponte” tra Europa e Asia.
– 2. Annessioni.
– 3 “Imperi” coloniali,
continentali, marittimi.
– 4. Il modello
imperiale russo.
La particolarità della posizione geografica e geopolitica
della Russia ha determinato l’unicità del ruolo che il Paese ha
svolto nel corso dei secoli, coniugando la funzione di “scudo” e
quella di “ponte” tra Europa e Asia. Estendendosi nello spazio
interno dell’Eurasia Centrale, la Russia è diventata la regione
“asse” della politica mondiale. Lo Stato russo ha avuto una
possibilità unica: realizzare la missione di “mantenere
l’equilibrio” tra Oriente e Occidente, essendo una tappa logica e
necessaria dello sviluppo di un sistema sociale e etno-territoriale
dall’organizzazione complessa. Sin dal momento della sua costituzione lo
Stato russo ha beneficiato di un’esperienza unica e per molti versi
positiva nel campo dell’amministrazione di un paese, abitato da vari
popoli, diversi per lingua e cultura[1].
Lo Stato moscovita e l’Impero russo sono grandi
stati centralizzati, non coloniali, accomunati dal fenomeno
dell’autocrazia, che si distinguono per la multietnicità, la
pluri-confessionalità, la disomogeneità dello sviluppo
socio-economico delle diverse parti del territorio. Una particolarità
estremamente importante dell’Impero russo consisteva nella posizione
dell’etnia costitutiva dell’impero (i russi non erano titolari di
privilegi rispetto agli altri popoli dell’impero) e nella tolleranza
religiosa ed etnica che regnava nel paese, venutasi a creare non solo grazie
alla politica flessibile del governo, ma anche per la mentalità del
popolo russo, capace di condividere questa politica.
Il destino storico della Russia è indissolubilmente legato alla
lotta per l’indipendenza nazionale, che nei secoli XIII-XV il Paese aveva
dovuto condurre “su tre fronti” (orda, tedeschi, Lituania).
L’accelerata centralizzazione si poggiava sulla forza militare e
naturalmente, in un’amministrazione di tipo militare, non mancavano i
metodi violenti. Da qui hanno avuto origine i tratti di dispotismo del potere
dei signori moscoviti, che sono diventati più evidenti in proporzione
all’ascesa di Mosca.
Il processo di trasformazione di un
piccolo principato alla periferia orientale dell’Europa in un potente
impero eurasiatico, che si estendeva dal Baltico all’Oceano Pacifico,
è durato alcuni secoli ed è stato accompagnato
dall’annessione alla Russia di molti nuovi territori abitati da etnie
diverse e dalla conseguente assimilazione politico-amministrativa delle nuove
terre. Gradualmente si è andato formando un Impero centralizzato, che ha
sottomesso le terre confinanti in maniera rigidamente gerarchica, a partire dai
micro-centri del potere fino al suo macro-centro.
La sensibile
bussola della geopolitica russa indovinava senza possibilità di errore
la direzione. La sua lancetta indicava l’Oriente, deviando solo raramente
da quel costante orientamento. Espandendosi nel continente eurasiatico,
l’impero gradualmente assumeva una propria identità, quel codice
genetico irripetibile grazie al quale la sua forma ha acquisito una certa
compiutezza. L’unicità della Russia consisteva non solo nel suo
immenso territorio o nella varietà delle zone naturali e climatiche, ma
innanzitutto nella concentrazione in questo paese di numerosi vettori di
civiltà.
All’estero,
anche nei paesi della CSI, si cerca di presentare la Russia, sia prima sia dopo
il 1917, come “occupante” e “colonizzatrice”, come se
il paese avesse sfruttato per i suoi interessi imperiali le risorse delle
regioni etniche dell’Impero russo e dell’URSS e avesse ostacolato
in ogni modo lo sviluppo della statalità e della cultura di questi
popoli. Le tendenze russofobiche sono particolarmente forti nei paesi
dell’Occidente, dove è ancora in voga la vecchia opinione circa
l’eterna aggressività del nostro paese.
La situazione dei
rapporti interetnici nella Federazione Russa all’inizio del XXI secolo
è determinata da processi complessi, innescati dalla dissoluzione
dell’URSS. Il risveglio dell’autocoscienza nazionale dei popoli
della federazione, l’acquisizione da parte di molti di loro di una
statalità qualitativamente nuova (repubbliche sovrane di una federazione)
hanno risvegliato l’interesse per il passato. I suindicati processi sono
accompagnati da una ideologia sui generis,
di cui fa parte: la memoria di un passato eroico; talvolta la nostalgia per un
tempo in cui lo sviluppo di questi popoli era autonomo e per
l’indipendenza persa in seguito all’annessione alla Russia; il
ricordo dell’organizzazione statale di un tempo e la propaganda per la
costruzione di una statalità nuova (caratteristica di quei popoli che
non l’avevano sperimentata prima).
Il problema si
complica per la presenza di molte situazioni storiche critiche e non del tutto
chiare. Ad esempio, una questione estremamente dolorosa è costituita
dalla trattazione dell’annessione alla Russia di alcuni popoli e regioni,
per la quale esiste un’ampia scelta di concetti quali
“annessione”, “riunificazione”,
“conquista”, “espansione”, ecc. E’ necessario, da
una parte, mostrare il reale corso degli eventi, senza sminuirne le
criticità per compiacere i seguaci del famigerato slogan sovietico
dell’“amicizia tra i popoli”, ma dall’altra occorre
evitare, a danno di un’analisi obiettiva, di sottolineare eccessivamente
la pretesa violenza di certa politica, sia che si parli di
“aggressione” da parte dei Russi sia che si parli di
“movimento di liberazione nazionale” degli altri popoli.
Il rapporto tra
centro e regioni nazionali rappresenta effettivamente uno dei problemi chiave
della storia russa. Ciò è dovuto alle dimensioni gigantesche del
territorio russo, alle distanze delle regioni periferiche dal centro; alle
differenze economiche, climatiche, culturali, religiose, e di altro tipo
esistenti tra le terre russe. L’assimilazione di nuovi territori era un
problema complesso, che comprendeva questioni legate allo sviluppo demografico
ed economico delle regioni, alla politica etnica, ecc. Di conseguenza i
problemi relativi all’amministrazione dei territori,
all’armonizzazione dei rapporti tra centro e periferia nella storia del
paese venivano in primo piano.
La storiografia russa del XIX – inizio XX secolo e
la storiografia sovietica ed estera del ХХ secolo, studiando il processo di
annessione dei popoli alla Russia, si sono soffermate principalmente sulle sue
conseguenze (gli storici russi hanno scritto soprattutto delle conseguenze
positive, quelli occidentali di quelle negative). Dopo la dissoluzione
dell’URSS la questione dell’interpretazione scientifica del
fenomeno dell’Impero ha acquistato importanza primaria. Gli studiosi
hanno cominciato a parlare di continuità tra Impero russo e Unione
Sovietica.
Si è
ampliato notevolmente il numero delle tematiche prese in esame: si è
rafforzato l’interesse per problemi diversi. Oltre che
sull’“abituale” tema del imperialismo /militarismo russo
(sovietico), l’attenzione si è focalizzata sui fattori di
multietnicità e pluri-confessionalità, propri della
statalità russa durante tutto il corso della sua formazione. Uno dei
temi chiave è divenuta la questione delle modalità con cui
l’Impero è riuscito a mantenere l’equilibrio tra le etnie
per un periodo così lungo e dei meccanismi o forme di amministrazione
che hanno contribuito a regolare i rapporti tra i numerosi gruppi etnici.
Ogni regione che
entrava a far parte della Russia attraversava alcune tappe: la vera e propria annessione (anche sotto forma di
conquista), cioè l’instaurazione del dominio russo; una graduale incorporazione nella struttura dello
stato; e finalmente l’assimilazione,
che con il tempo diveniva sempre più intensa e talvolta costituiva l’obiettivo
finale e il risultato dell’incorporazione. A questi processi
corrispondevano alcune tendenze dello sviluppo dello stato. In primo luogo una
lenta ma immancabile unificazione
dello status giuridico dei territori, il determinarsi di un unico standard di
sudditanza e di amministrazione; in secondo luogo una russificazione, causata innanzitutto da una circostanza oggettiva
– ossia dalla prevalenza numerica e culturale (religione dominante,
lingua di comunicazione) dei russi in Russia. Entrambe le tendenze a tratti si
indebolivano e a tratti si rafforzavano, ma in forme diverse sono state sempre
presenti nella storia russa dei secoli XVI–XIX. Occorre particolarmente
sottolineare che, nonostante tutte le differenze tra i popoli per quanto riguardava
la cultura, le tradizioni, le credenze e la mentalità, sono noti solo
singoli casi di movimenti separatisti su base etnica in Russia (se non si
considerano i periodi di crisi rivoluzionaria).
La maggioranza
degli storici russi non condivide la definizione di “coloniale”
della politica del potere centrale nei riguardi dei popoli annessi e, di
conseguenza, non considera il periodo di permanenza di questi sotto il dominio
della Russia come “periodo coloniale”. La storia della Russia
mostra la gradualità dell’adattamento di molti popoli nello
sconfinato spazio eurasiatico. Ciò era dovuto sia alle enormi distanze,
sia all’aperta e democratica cultura russa, sia alla tradizionale disponibilità
delle cerchie governative alla collaborazione con le élite delle etnie.
Tutto questo rendeva coeso il sistema statale multietnico, gli conferiva
solidità. A differenza dei classici “imperi” marittimi
dell’Occidente, i rapporti tra centro e periferie erano costruiti su una
base sostanzialmente nuova rispetto ai rapporti tra metropoli e colonie.
L’idea imperiale, la burocrazia dell’Impero e la difesa dei confini
possono essere citati come i tre fattori che hanno contribuito ad aumentare la
coesione, il grado di adattamento e di rinnovamento dell’enorme impero
eurasiatico.
Un altro fattore di
stabilità è stato costituito dalla pratica di integrazione delle
élite locali nel potere centrale. Le élite locali preferivano la
sudditanza all’autonomia, cosa che, a sua volta, presupponeva una loro
costante inclusione nell’élite centrale. Il russista inglese G.
Hosking, proiettando l’esperienza russa sulla storia britannica, ricorre
ad un paragone alquanto colorito: «E’ come se la regina Vittoria
avesse l’usanza di conferire ai nababbi indiani il titolo di
lord-luogotenente della contea di Sussex»[2].
Nell’“impero” britannico era impensabile immaginare che
nobiltà inglese e maragià indiani avessero pari diritti e
godessero degli stessi privilegi, come accadeva invece per la nobiltà di
nascita delle province russe, che non solo veniva regolarmente chiamata al
potere, ma anche inserita nei libri genealogici della corte russa. Non è
forse questo un elemento a favore del carattere “non coloniale”
dell’Impero russo?
Molti studiosi, sia russi sia
stranieri, hanno annoverato l’Impero russo tra gli “imperi”
continentali, quali quello degli Asburgo e quello Ottomano. L’ascesa
degli “imperi” continentali, aveva significato che enormi territori
erano divenuti teatro di rivalità nel tentativo di conquistare terre
densamente popolate e ricche di risorse. L’Impero dei Romanov in questa
lotta è stato solamente uno fra tanti partecipanti. In questo contesto
appare infondata la tesi preferita della storiografia occidentale
sull’“espansione” unilaterale e illimitata della Russia.
Se analizziamo gli
“imperi” continentali nel tempo, occorre considerare che essi sono
esistiti e sono stati rivali più o meno nello stesso ritaglio storico di
tempo, che abbraccia i secoli che vanno dalla formazione degli imperi e dalla nascita
di influenti dinastie fino alla loro abdicazione, cioè circa dai secoli
XV–XVI fino all’inizio del XX secolo. La caduta di tutti gli
“imperi” continentali è avvenuta contemporaneamente
all’epoca delle rivoluzioni, tra il 1906 e il 1923.
Inoltre in letteratura
esiste l’opinione che gli “imperi” marittimi e continentali
hanno molto in comune e per questa ragione l’approccio comparativo non
solo è possibile, ma necessario. Lo studioso britannico D. Lieven, i cui
antenati appartenevano a una nota famiglia aristocratica russa, ha condotto
un’analisi comparativa degli “imperi” russo e britannico nel
contesto dei rapporti tra le grandi potenze[3]. D. Lieven
è giunto alla conclusione che tra l’impero russo e quello
britannico non ci fosse differenza di principio, poiché entrambi
cercavano di risolvere il problema dell’estensione territoriale e della
popolazione multietnica. Tuttavia, occorre sottolineare che, in presenza di
simili problematiche genericamente imperiali, queste venivano affrontate nell’Impero
russo e britannico con modalità differenti.
Studiando la Russia
nel quadro del “modello imperiale”, negli ultimi anni gli storici
cercano di esaminare quest’ultimo non solo dal punto di vista del centro,
ma anche da quello della periferia, ovvero dall’interno di quegli strati
sociali, che propriamente erano oggetto delle misure politico-amministrative.
L’esperienza della storia mondiale ha mostrato che una delle
caratteristiche dell’impero è la multietnicità.
L’esperienza mondiale ha fornito molteplici esempi di contrapposizione e
persino di scontro di diversi gruppi etnici nel quadro dell’impero, ma ha
mostrato anche la capacità di adattamento, di interazione e di
collaborazione costruttiva delle formazioni nazionali. Per molti versi questa
esperienza positiva si basa su materiali tratti dalla storia dell’Impero
russo.
L’influenza
della componente non slava sull’organizzazione della statalità,
della cultura e dell’aspetto etno-demografico russi è
indubitabile. La Rus’ inizialmente era circondata da sistemi statali e
culturali pari per grandezza e valore, interagiva con loro, imparava da loro e
condivideva con loro i risultati conseguiti. Molti testi letterari e folklorici
sono disseminati di testimonianze dello stretto legame esistente tra i Russi e
i loro vicini occidentali, orientali e meridionali (alcuni dei quali
successivamente sono diventati compatrioti dei Russi).
Oggi, per la Russia
contemporanea, si pongono problemi relativi non tanto al superamento del
retaggio del passato, su cui insistono alcune cerchie della società,
quanto alla comprensione dell’indissolubilità e della
continuità dello sviluppo storico del Paese. La storia plurisecolare
della convivenza all’interno di un unico paese di molti popoli e nazioni,
e la funzione civilizzatrice dei russi in questo processo costituiscono il
fondamento per lo sviluppo dell’identità nazionale.
[Traduzione dal russo di CATERINA TROCINI]
[Un
evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende impossibile
qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi presentati. Per
questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione “Memorie”
sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato promotore del XXXVI
Seminario internazionale di studi storici “Da Roma alla Terza Roma”
(organizzato dall’Unità di
ricerca ‘Giorgio La Pira’ del
CNR e dall’Istituto di Storia
Russa dell’Accademia delle
Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema:
MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla
direzione di Diritto @
Storia]
[1] Cfr. Rossijskoe gosudarstvo ot istokov do XIX
veka: territorija i vlast’
[Lo Stato russo dalle origini al XIX secolo: territorio e potere], a cura di
Ju.А. Petrov, Мosca 2012.
[2] Rodina [Patria] 1, 1995, 39.
[3] Cfr. D. Lieven, Rossijskaja imperija i ee vragi c XVI veka do našich dnej
[L’Impero russo e i suoi nemici dal XVI secolo ai nostri giorni], Мosca 2007.